martedì 26 novembre 2013

Regalo di Natale

A te che grazie all’opportunità di lavoro che ti abbiamo offerto sei rinato. Ti ho visto entrare la prima volta grassottello, abbigliamento trasandato, macchina disfatta e un sorriso non proprio Durbans. Per non parlare del morale, praticamente a terra, perché due anni prima avevi scelto di dare le dimissioni per cercare un lavoro che ti desse uno stipendio più alto; stava per arrivare il tuo primo figlio, tua moglie aveva un lavoro stagionale e tu ti sentivi responsabile per il mantenimento della tua famiglia. Non hai avuto fortuna, le tua decisione di tentare una nuova strada lavorativa è stata presa  quando c’era solo un minimo sentore di crisi, sentore che ahimè si è poi trasformato in amara realtà.  Ed eccoti di fronte a me, due anni dopo, disperato , con la paura di non riuscire più a dar da mangiare a tuo figlio e con il terrore di rimanere senza un tetto sopra alla testa per via dell’incombente sfratto.
Io non mi faccio mai commuovere dalle situazioni famigliari perché l’esperienza mi ha dimostrato che non sempre le persone seppur  messe veramente male reagiscono comportandosi bene, per cui ti ho valutato per quello che eri, un buon operaio.
Arriva la prima occasione di lavoro, pochi giorni, 15 se non ricordo male, ma tu arrivi di corsa e ti comporti talmente bene che proroga dopo proroga lavori tutta l’estate. L’inverno  mette in pausa tutto e la primavera seguente vieni richiamato nello stesso posto, per ben 7 mesi di fila. Finita la stagione il contratto scade e non sai quanto mi dispiace dovertelo comunicare.  Tu nel frattempo ti sei un po’ sistemato, per lo meno hai pagato qualche arretrato di affitto e il tuo splendido  bimbo mangia regolarmente.
A dicembre arriva una nuova opportunità, in una di quelle aziende che se riesci a entrare non resti più a casa. I 18 mesi di tempo determinato volano e ogni tanto passi da me per salutarmi, farmi vedere macchina e denti nuovi,  sperando di poter tornare a dirmi che ti hanno confermato a tempo indeterminato. Io spero con te.
La Vigilia di Natale di due anni dopo ti presenti con la famiglia al completo , un cesto pieno di cose buone per me, e un biglietto con scritto: "GRAZIE PER AVERMI REGALATO UN SOGNO". Ti hanno finalmente fatto firmare un contratto a tempo indeterminato e sei venuto a ringraziarmi per averti dato l’opportunità di dimostrare chi sei. Sono io a doverti ringraziare, sono le persone come te che ci danno soddisfazione! Quel benedetto contratto te lo sei guadagnato tu giorno dopo giorno, lavorando sodo.
Il regalo di Natale più bello, per chi fa questo lavoro, sei tu. Grazie.

giovedì 21 novembre 2013

Panettone per tutti

A te che lavoricchi ogni tanto con la mia agenzia, non perché non ci siano opportunità di lavoro ma perché proprio per scelta scompari nel nulla troppo spesso, per cui  mi sento di offrirti solo opportunità a breve termine. E’ la settimana di Natale, le vie del paese sono tutte illuminate e anche il mio ufficio, per quanto possibile, è addobbato a festa.  
Passi per ritirare l’ultima busta paga, te la consegno, firmi e rimani fermo, come se fossi in attesa di qualcos'altro. Tra me e me penso che stai aspettando per farmi gli auguri di buone feste… invece mi guardi sbalordito dicendo: “ Bè, niente panettone?”.
Io: “ Panettone per chi scusa?”
Tu: “ Per me che ti faccio guadagnare!”
Io:” Tu per me l’hai comprato? Senza me non avresti uno stipendio
Tu: “ Ah no, io non ti devo niente
Io: “Bravo, nemmeno io”.
 
 

lunedì 18 novembre 2013

So leggere

A te che entri in filiale con tanto di porta documenti in pelle nera da cui estrai un Cv di sei pagine e hai solo 20 anni. Prendo la copia che gentilmente mi consegni, incuriosita dall’improbabile contenuto, e ti chiedo di raccontarmi velocemente quanto esposto sul Cv. Tu apri nuovamente il porta documenti, tiri fuori un’altra copia del curriculum e inizi a leggerlo, partendo dalla prima riga. Tempo 30 secondi, giusto per capire se stai solo facendo lo spiritoso, e poi per ovvie ragioni ti blocco.
“ah bello... so leggere anch’io, che ti credi? Almeno fai finta di saperlo a memoria!"

mercoledì 13 novembre 2013

Dal Vangelo secondo Vetrina

A te che offeso entri in filiale  perché secondo quanto esposto in vetrina sto ancora cercando operai turnisti, posizione per la quale ti eri candidato la scorsa settimana e per cui ti avevo detto che eravamo già al completo.
Scusa se non ho avuto tempo di aggiornare le offerte di lavoro, non hai tutti i torti. A dire il vero esiste un obbligo di legge per cui non possono essere esposte ricerche fittizie perché potrebbero ingannare il pubblico e ho sempre cercato di rispettare questa cosa aggiornando il più velocemente possibile la vetrina. Probabilmente questa settimana è stata più impegnativa del solito e non sono riuscita a trovare il tempo di modificare quanto esposto.
Per una questione di lealtà ti spiego il tutto, in realtà non dovrei rendere conto di quanto faccio a te, e per tutta risposta ti incazzi. Ma bravo… sicuro che alla prossima occasione mi verrà voglia di richiamarti?

domenica 10 novembre 2013

SI


A te che , probabilmente appena approdato in Italia, entri nella mia filiale per cercare lavoro. Provo a comunicare in tutti i modi ma cazzarola proprio non conosci una parola di italiano. Anzi una la conosci… sai dire SI. Utilizzando gestualità e segnali di fumo continuo a tentare di instaurare un dialogo  ma la tua faccia ha un’unica espressione: occhi a palla fissi, mezzo sorriso e guance gonfie. Appena smetto di parlarti pronunci veloce la sillabaSI”.
Mimando la scena ti chiedo: “Se ti casca un albero in testa, cosa fai?”
Tu: “Si”.
Avresti potuto rispondere “Chiamare aiuto, fare male, sangue, testa rotta, io morire, non lo so”…c’erano tante opzioni. Se sai dire solo SI metti in pericolo te e chi ti circonda. E non posso certo richiamarti.
Passa fra un mesetto, quando i miei connazionali ti avranno almeno insegnato i vocaboli della sopravvivenza: ciao, pasta, pizza, cappuccino, caffè, bella donna, bella Italia. E ne riparliamo.

mercoledì 6 novembre 2013

Rispondi pure

A te che arrivi in filiale in un momento abbastanza affollato e con la pazienza che serve aspetti il tuo turno. Iniziamo il colloquio standard per capire chi sei, cosa sai fare e dove vorresti lavorare. Dopo un paio di minuti parte la suoneria del tuo cellulare a volume alto, se non ricordo male era una versione del ballo di gruppo Macarena, e tu fai finta di niente. Suona che ti suona, dopo averla cantata dentro di me per ben due volte, ti dico di rispondere perché se chi sta chiamando non mette giù forse ha qualcosa di importante da dirti. Ringrazi e tiri fuori il cellulare dalla borsetta.
Il consiglio che solitamente viene dato per i colloqui è quello di spegnere o almeno di togliere il volume dal telefono. Regola base che dovrebbe valere in molte altre situazioni in cui, per rispetto di quello che si sta facendo e per le persone che ci circondano, dovrebbe comunque essere seguita. Quando ti do la possibilità di rispondere mi aspetto che tu dica “Scusa ma sono occupata, ti richiamo io” e chiuda la telefonata. Accetto pure che tu faccia un accenno a ciò che stai facendo anche se negli anni ne ho sentite di cotte e di crude tipo “Sono davanti ad una bella bionda che mi fa delle domande”, “Non so bene cosa sto facendo ma ti richiamo  quando ho finito”, “Sono in un ufficio perché così trovo lavoro” etc.
In questo caso invece cosa mi tocca sentire? Tutta l’organizzazione del compleanno di tua sorella, che si chiama Marika, e per la quale avete organizzato una festa a sorpresa. L’evento si terrà il sabato seguente nel nuovo disco pub aperto la scorsa settimana, tu hai ordinato una meringata con fragole e panna nella pasticceria a fianco al mio ufficio – ottima scelta-, l’amico Giuseppe ha mandato gli inviti tramite Facebook, Carlo – presunto fidanzato di Marika – porterà la festeggiata nella location prenotata da Luca e Anna si è preoccupata di comprare un tablet come regalo. I partecipanti in tutto sono 30, rimane solo da raccogliere i soldi, circa 30 euro a testa. Tutto a posto.
Tutto a posto anche per me, al termine della telefonata ti ringrazio e ti saluto. Tempo scaduto cara mia.

domenica 3 novembre 2013

Il Signor Mani Lunghe

A te che sorridente entri nella mia filiale per raccontarmi che causa riorganizzazione aziendale hanno deciso di lasciarti a casa dopo un apprendistato intero e 3 anni di lavoro a tempo indeterminato. Sei un operaio specializzato e sai utilizzare macchinari diffusi che si trovano facilmente su diverse linee produttive .
Wow, penso io. Oggi ho fatto bingo, questo me lo rivendo a peso d’oro! Prima di farti uscire dalla mia filiale ti chiedo gentilmente di darmi tre giorni di tempo per fissarti dei colloqui presso i miei clienti; se passato questo tempo non ci riesco, allora puoi andare dalla concorrenza. Te lo chiedo per favore, per evitare quelle spiacevoli situazioni in cui tutte le agenzie del posto chiamano le stesse aziende presentando la stessa persona. E’ brutto per me che devo correre come una pazza per arrivare prima ed è brutto per i clienti che devono risponderti : “ Me l’ha già presentato un’altra agenzia”. E diventa ancora più brutto quando l’azienda, svalutando il mio lavoro, “compra” il candidato a chi lo fa pagare meno perché a quel punto può farlo, tanto a te candidato non cambia nulla.
Con il tuo curriculum in mano corro dalle aziende, mi presento direttamente senza nemmeno chiamare, per convincerli a vederti perché sembri proprio fare al caso loro. Riesco a fissarti un colloquio per il pomeriggio al quale ti presenti e fai pure una gran figura. Qualcosa  però non torna nemmeno al referente aziendale che ti ha incontrato… siamo sicuri che ti stanno lasciando a casa per via della riorganizzazione?
Le referenze purtroppo non sono legali, o meglio io non posso chiamare un’azienda per chiedere come ti  sei comportato e utilizzare quanto saputo a tuo favore o sfavore. Potresti denunciarmi e non ho questa ambizione. Di fatto però tra le aziende questo si fa, si fa in via informale certo ma di sicuro quanto detto può influire sull’esito di una probabile assunzione.  Tempo 24 ore dal colloquio e il referente mi richiama per dirmi che l’azienda in cui lavori non ti lascia a casa perché non servi più, bensì perché hai molestato diverse colleghe donne. Non sono andati avanti con un’azione legale perché avrebbe significato coinvolgere troppe persone mandando per aria il clima di lavoro ristabilito con il tuo allontanamento.
Le bugie ragazzo mio hanno le gambe corte; se hai veramente avuto quel comportamento sei leggermente nella m… con la M maiuscola. Devi solo sperare che tutti i tuoi potenziali datori di lavoro non alzino la cornetta  del telefono. Qualcuno forse ti darà una seconda possibilità. Tu magari prova a far domanda in aziende dove non sono presenti operaie donne, direi che potrebbe essere un’idea utile. Poi spera, non so che altro dirti.