A te che dopo aver inviato milioni di mail, aver telefonato almeno cento volte in ufficio e dopo l’ennesimo “Passi in filiale ad
iscriversi” da noi ripetuto hai capito che forse era meglio venire in filiale
di persona.
Appena entri ti riconosco: non ho mai visto la tua faccia ma
distinguo bene la tua voce e probabilmente ho imparato a memoria il tuo numero di
telefono perché, dopo diversi anni di vita passati al telefono con te, mi
guardavo bene dal rispondere quando sul display compariva proprio
il tuo numero.
Guardo l’orologio e sono le 14.30. Tra me e me decido di
darti 15 minuti di tempo per formalizzare l’iscrizione ed andartene ,e per fare
questo confido nelle mie capacità di gestione del pubblico.
Ti siedi e inizi a raccontare, per l’ennesima volta, tutto
quello che mi hai già detto al telefono. Ti faccio capire che conosco la tua storia e non ho
intenzione di perdere altro tempo ma non ci senti proprio, è come se stessi
impersonando con ampie capacità teatrali il monologo del disoccupato disperato
perfetto.
Non metto in dubbio la tua condizione, purtroppo è cosa
comune. Ma non disporre del mio tempo parlando del nulla. Sei una
pezza, in alcune parti d’Italia si dice anche torrone o gancio. Posso lontanamente
capire perché nessuno ti richiama.
Esci dalla filiale alle 15.37. Se torni ti presento fattura, giuro!
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