domenica 28 settembre 2014

Sei una pezza

A te che dopo aver inviato milioni di mail, aver telefonato almeno cento volte in ufficio e dopo l’ennesimo “Passi in filiale ad iscriversi” da noi ripetuto hai capito che forse era meglio venire in filiale di persona.

Appena entri ti riconosco: non ho mai visto la tua faccia ma distinguo bene la tua voce e probabilmente ho imparato a memoria il tuo numero di telefono perché, dopo diversi anni di vita passati al telefono con te, mi guardavo bene dal rispondere quando sul display compariva proprio il tuo numero.

Guardo l’orologio e sono le 14.30. Tra me e me decido di darti 15 minuti di tempo per formalizzare l’iscrizione ed andartene ,e per fare questo confido nelle mie capacità di gestione del pubblico.

Ti siedi e inizi a raccontare, per l’ennesima volta, tutto quello che mi hai già detto al telefono. Ti faccio capire che conosco la tua storia e non ho intenzione di perdere altro tempo ma non ci senti proprio, è come se stessi impersonando con ampie capacità teatrali il monologo del disoccupato disperato perfetto.

Non metto in dubbio la tua condizione, purtroppo è cosa comune. Ma non disporre del mio tempo parlando del nulla. Sei una pezza, in alcune parti d’Italia si dice anche torrone o gancio. Posso lontanamente capire perché nessuno ti richiama.

Esci dalla filiale alle 15.37.  Se torni ti presento fattura, giuro!

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