Finiti i bagordi delle festività di Natale e Capodanno
rientro in filiale. Quest’anno il 31 dicembre è caduto di giovedì per cui
venerdì, 1 gennaio, tutti a casa. Che gioia questi ponti in cui impiegando zero
ferie riesci a fare tre giorni di riposo. Ricapitolando ho chiuso la filiale alle 13.00
di giovedì e riapro le porte lunedì mattina.
Spalanco le finestre per cambiare aria, metto su la nostra
Alicia e dò un goccio d’acqua alle piantine. Finestre chiuse accendo il
riscaldamento e, mentre aspetto con il caffè pronto che arrivino le mie
colleghe mi avvicino alla scrivania per accendere il computer e iniziare a
capire come organizzare la giornata.
Durante le festività la filiale in realtà si svuota perché le
aziende chiudono, le persone seppur disoccupate per fortuna riescono comunque a
festeggiare e noi a rotazione ne approfittiamo per stare in ferie. Solitamente
dedico questo periodo di calma piatta al riordino e alla predisposizione dell’archivio
per l’anno nuovo, butto via vecchie scartoffie e sistemo quanto rimasto
indietro. Il telefono magicamente tace, dal 15 dicembre al 7 gennaio chiama
solo mia sorella per sapere come cuocere il cotechino e cose così.
Mi siedo nella mia postazione, abbasso lo sguardo per
accendere il pc e mi accorgo che la lucetta della segreteria lampeggia e
contemporaneamente sullo schermo compare la scritta: 35 messaggi. What??? Nella
mia testa inizio a costruire scenari impensabili in cui uno dei miei lavoratori
è rimasto imprigionato sono ad una valanga di neve, il nostro numero era l’ultimo
nell’elenco delle chiamate e con l’unico dito movibile cercava aiuto; una delle
aziende clienti ha preso fuoco, è morto chissà Dio chi e noi abbiamo 24 ore per
lasciare l’ufficio perché ci hanno piazzato una bomba con tanto di countdown. Quasi
quasi non trovo il coraggio di cliccare “ascolta”.
Schiaccio quel benedetto pulsante e mi accorgo che il numero
che ha chiamato è solo uno, un unico numero che dall’01 gennaio alle 5.40 di
mattina alle 23.30 del 03 gennaio ha continuato a telefonare lasciando questo
messaggio: “ Ciao, sono Salvatore di Napoli. Ho visto l’annuncio, continuo a
telefonarvi ma secondo me avete messo il numero sbagliato perché non
rispondete. Chiamatemi”.
Sono i primi giorni dell’anno per cui non mi va di partire
cattivissima rovinandomi l’umore senza nemmeno aver salutato le mie colleghe. E
mi viene anche da ridere perché la teoria del numero sbagliato è fenomenale
considerato che Salvatore ha telefonato durante le festività di calendario. E
fossero anche stati giorni di apertura alle 5.40 di mattina chi vuoi che
risponda!
Arrivano le colleghe,
beviamo il nostro caffè fra i racconti
dei festeggiamenti vari e facciamo una
scommessa: scommettiamo che oggi, giorno di apertura, Salvatore non chiama più?
E infatti Salvatore che telefonava giusto da dietro l’angolo
non ha più richiamato. E nemmeno io.
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