A te che dopo cinque anni di lavoro in un’azienda di media
grandezza con relazioni commerciali internazionali, dove per tua fortuna hai
potuto imparare diverse mansioni acquisendo dal nulla, con solo un diploma di
liceo classico, ampie competenze in ambito commerciale e contabile, entri da me
dicendo:
“ Una multinazionale sta acquistando l’azienda per cui
lavoro, parlano di chiusura del comparto produttivo e conseguente licenziamento
degli operai turnisti. A me hanno detto che il mio posto è garantito, forse mi
chiederanno di spostarmi una volta al mese, completamente spesata, nella sede
di Milano per poter definire l’attività dell’ufficio commerciale. Oppure posso
scegliere la via della risoluzione consensuale del mio contratto. Scelgo la
seconda proposta e sono qui perché cerco un altro lavoro.”
Io ti guardo stupita, cazzo proprio non me l’aspettavo che
anche quell’azienda apparentemente sana e operativa lasciasse a casa i propri
dipendenti. L’ennesima chiusura, un altro colpo basso al nostro territorio che
pagherà dure conseguenze. Mi riprendo e
provo ad indagare sulle motivazioni che ti spingono verso la ricerca di una
nuova occupazione. Domanda dopo domanda capisco che sei di fronte a me perché non
hai voglia di metterti in gioco! Non è la paura di rimanere a casa, non è l’ansia
di sapere che 50 colleghi della produzione non avranno di che mangiare, non è
nemmeno l’idea di doverti spostare a Milano una volta al mese a metterti in
difficoltà. Dici di aver già dato, di non voler affrontare il confronto con un
nuovo gruppo di lavoro che potrebbe, a tua detta, avere dubbi sulle tue
capacità. Preferisci firmare un accordo
che ti concede una mobilità di due anni, il che significa vivere due anni – perché
al momento signorina non c’è lavoro per nessuno - sulle spalle di noi
contribuenti che ti manterremo non perché ti sei ritrovata con il culo per
terra, ma perché ti scoccia sbatterti.
Bella mia, hai esattamente 23 anni e almeno altri 35 anni di
lavoro prima di arrivare, sempre che per la nostra generazione esista ancora,
alla pensione. Mi spieghi come faccio a trovarti un lavoro se non hai il
coraggio di metterti in gioco? Pensi di aver imparato tutto? Pensi che
confrontarsi con un mondo nuovo possa solo crearti difficoltà? Chi credi di
essere, ecco cosa vorrei sapere io! La vittima di chi? Del sistema? Della
società ? Della multinazionale che si sta comprando l’azienda da dove vuoi
scappare?
Vedi di tirarti su le maniche cara mia, ringrazia ogni
mattina Dio che ti ha dato l’opportunità di avere uno stipendio primo, secondo di
poter crescere in un mondo che ahimè non regala niente a nessuno. Cerca di
capire l’occasione che ti è stata offerta e fai di tutto per dimostrare che
quello stipendio te lo stai guadagnando! Questo per me è inutile vittimismo.
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